BIOGRAFIA

1960 AZIMUTH 2

In “Azimuth” i diversi testi sono variamente in italiano, francese, inglese e tedesco, a indicare l’orizzonte internazionale su cui la mostra alla galleria Azimut si propone di incidere. Manzoni pubblica un nuovo testo teorico, il primo dopo quasi due anni, che ha per titolo Libera dimensione, e sostiene tra l’altro: “La questione per me è dare una superficie integralmente bianca (anzi integralmente incolore, neutra) al di fuori di ogni fenomeno pittorico, di ogni intervento estraneo al valore di superficie; un bianco che non è un paesaggio polare, una materia evocatrice o una bella materia, una sensazione o un simbolo o altro ancora; una superficie bianca che è una superficie bianca e basta (una superficie incolore che è una superficie incolore) anzi, meglio ancora, che è e basta: essere (e essere totale è puro divenire). Questa superficie indefinita (unicamente viva), se nella contingenza materiale dell’opera non può essere infinita, è però senz’altro indefinibile, ripetibile all’infinito, senza soluzione di continuità; e ciò appare ancora più chiaramente nelle ‘linee’; qui non esiste più nemmeno il possibile equivoco del quadro; la linea si sviluppa solo in lunghezza, corre all’infinito; l’unica dimensione è il tempo”. È in questa occasione che viene impiegata la dizione, che sarà poi stabile, di Achrome.

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Copertina di “Azimuth”, n. 2, Milano, gennaio 1960

Achrome, 1960, panno cucito a quadri, 80 × 60 cm

Linea di lunghezza infinita, 1960, cilindro di legno nero, etichetta di carta, 15 × 5 cm